«Fermate Radio Vaticana: provoca morti come un’esplosione nucleare». Sono stati consegnati alla procura di Roma i risultati dell’incidente probatorio sull’inquinamento elettromagnetico dell’emittente della Santa Sede. Secondo il coordinamento dei comitati di Roma Nord, i dati sono «da Hiroshima. Livelli così elevati di rischio si riscontrano, nella letteratura scientifica, solo negli studi epidemiologici di zone che hanno subito gli effetti dell’esplosione di una bomba atomica».
Le verifiche del perito del Gip, Andrea Micheli dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano attestano un «coerente, importante, significativo» pericolo di ammalarsi e morire di leucemia, linfoma e mieloma dovuto alla «lunga esposizione residenziale ai ripetitori di Radio Vaticana fino a 12 chilometri di distanza da questa». La Santa Sede ha risposto in udienza con una contro-perizia scientifica di Umberto Veronesi e Susanna Lagorio che nega effetti cancerogeni alle onde elettromagnetiche e assicura che «nella sua attività ha sempre rispettato le indicazioni internazionalmente accettate sull’intensità delle emissioni proprio per garantire piena tranquillità alle popolazioni circostanti e ai suoi lavoratori». Ora il pm Stefano Pesci, responsabile dell’inchiesta, dovrà decidere se archiviare o rinviare a giudizio i responsabili di Radio Vaticana.
L’incidente probatorio, riferiscono i comitati civici, ha accertato che «il rischio è clamorosamente alto, l'effetto è molto importante e non può essere dovuto al caso». Lo studio di mortalità ha verificato i decessi avvenuti dal 1997 al 2003 per una serie di patologie ed ha preso in considerazione il ventennio di storia abitativa antecedente la data della morte, determinando, fino a 12 chilometri dalla Radio Vaticana, un fattore di rischio di morte per leucemia 4,9 volte superiore al valore atteso oltre i 12 km di distanza ed un fattore di rischio pari a 1,7 volte se si considerano linfomi e mielomi. In pratica, bambini e adulti vissuti nelle vicinanze dei centri trasmittenti della Radio Vaticana (presso Santa Maria di Galeria) e della Marina Militare (Maritele) si sono ammalati in percentuale sensibilmente superiore agli altri cittadini romani. I comitati civici invocano «l'immediata sospensione delle trasmissioni della Radio Vaticana e la sua delocalizzazione in un luogo in cui non possa accrescere il rischio di morte e di malattie per gli esseri umani, o l'abbandono totale di questa obsoleta tecnologia in favore della diffusione satellitare dei propri programmi radiofonici».
Sia la Radio Vaticana, sia la Marina Militare hanno depositato le controdeduzioni. Il perito del Gip Micheli, si ribatte in Curia, «ha ammesso l’insussistenza di evidenze scientifiche circa presunti effetti cancerogeni del tipo di onde elettromagnetiche generate dagli impianti di Radio Vaticana». La documentazione fornita da Micheli «non risponde agli standard comunemente accettati per gli studi scientifici epidemiologici» e «i metodi adottati per l'esame dei casi non sono né chiari, né adeguatamente spiegati». Ciò, per la Santa Sede, «conduce a risultati non attendibili e paradossali». Il gip ha affidato al pm la documentazione raccolta. Ora si attende la sua decisione.
(da La Stampa)
giovedì 18 novembre 2010
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