lunedì 31 maggio 2010

Scandalo call-center: per la CGIL è solo la punta dell’iceberg”

“I call-center sono solo la punta dell’iceberg”. Queste le parole di Filomena Trizio, segretaria generale di NIdiL CGIL, intervenuta a ElleRadio, programma di Radio Articolo1, nella puntata dedicata allo sfruttamento dei lavoratori dei call-center e non solo. Secondo Trizio, gli abusi si notano di più nei call-center perché lì si tratta di una condizione massificata, ma in realtà il problema è molto più ampio.

La segretaria generale di NIdiL spiega che ci troviamo all’interno di un processo “a tenaglia”. Da un lato infatti si assiste al progressivo allentamento normativo: il nuovo governo per prima cosa ha emanato una serie di circolari volte a smantellare l’attività degli ispettori che dovevano vigilare sull’uso corretto delle collaborazioni. Dall’altra parte la crisi sta determinando una tendenza da parte delle imprese a ricorrere ad assunzioni “flessibili” (l’80% dei lavoratori è ormai assunto con contratti precari), e nell’ambito delle varie tipologie di flessibilità ad essere privilegiate sono sempre quelle peggiori, come il lavoro a chiamata o i voucher.

Per far fronte a questa situazione, c’è però bisogno dell’appoggio dei lavoratori. “Io capisco – dice Trizio – le difficoltà, i condizionamenti e le paure dei lavoratori di perdere anche quel poco che si è riusciti a ottenere”, ma se manca una capacità di metterci insieme e lavorare contrattualmente, “vedo dei pericoli per le condizioni complessive del lavoro che si vanno profilando”.
(nidil.cgil.it)

giovedì 27 maggio 2010

Prove tecniche di dittatura... digitale

Ricevo e pubblico volentieri:

Ieri il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d..L. 733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC) identificato dall'articolo 50-bis: "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet"; la prossima settimana Il testo approderà alla Camera come articolo nr. 60.

Questo senatore NON fa neanche parte della maggioranza al Governo... il che la dice lunga sulle alleanze trasversali del disegno liberticida della Casta.

In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog (o un profilo su fb, o altro sulla rete) a disobbedire o a ISTIGARE (cioè.. CRITICARE..??!) contro una legge che ritiene ingiusta, i providers DOVRANNO bloccarne il blog o il sito.

Questo provvedimento può far oscurare la visibilità di un sito in Italia ovunque si trovi, anche se è all'ESTERO; basta che il Ministro dell'Interno disponga con proprio decreto l'interruzione dell'attività del blogger, ordinandone il blocco ai fornitori di connettività alla rete internet. L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro 24 ore; pena, per i provider, sanzioni da 50.000 a 250.000 euro.

Per i blogger è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni perl'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'ODIO (!) fra le classi sociali.
MORALE: questa legge può ripulire immediatamente tutti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta.

In pratica sarà possibile bloccare in Italia (come in Iran, in Birmania e in Cina) Facebook, Youtube e la rete da tutti i blog che al momento rappresentano in Italia l'unica informazione non condizionata e/o censurata.

ITALIA: l'unico Paese al mondo in cui una media company (Mediaset) ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di risarcimento.

Con questa legge non sarà più necessario, nulla sarà più di ostacolo anche in termini PREVENTIVI.
Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra meno di 60 giorni dovrà presenterà al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di "normalizzare" con leggi di repressione internet e tutto il sistema di relazioni e informazioni che finora non riusciva a dominare.

Mentre negli USA Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet, l'Italia prende a modello la Cina, la Birmania e l'Iran.
Oggi gli UNICI media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati la rivista specializzata "Punto Informatico" e il blog di Grillo.

(documentazione diffusa da
Coordinamento degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani)

lunedì 24 maggio 2010

In Francia si va a scuola su Twitter

Notizia Ansa della scorsa settimana: In Francia un liceo sperimenta la prima lezione su Twitter
“È nata in un liceo professionale di La Rochelle, sulla costa occidentale, la prima lezione su Twitter del Paese, su iniziativa di una giovane insegnante di lettere e storia. Funziona così: all’inizio dell’ora, l’insegnante Laurence Juin, 36 anni, ed i suoi 12 alunni si connettono tutti su un conto Twitter. Ognuno può intervenire dalla tastiera del proprio computer per risolvere un esercizio, porre una domanda o fornire elementi nuovi ad una ricerca. I messaggi inviati vengono poi proiettati su una parete in tempo reale. “Tutti partecipano, anche i più timidi”, spiega la Juin. L’esperienza è piaciuta al ministero dell’Educazione francese, scrive oggi Le Monde, tanto che potrebbe essere diffusa in altri istituti”.

giovedì 20 maggio 2010

Le ultime parole famose


"La fama di Picasso sfiorirà rapidamente." Thomas Craven, critico d'arte, Art Digest 15 novembre 1934.

"L'uomo non arriverà mai sulla Luna." Lee De Forest, scienziato, uno dei padri della radio, 1967.

"Gli aerei sono dei bei giocattoli, ma di nessuna utilità militare." Ferdinand Foch, comandante dell'esercito francese, 1911.

"Non esiste un compositore più incapace di Giuseppe Verdi." Gazzette musicale de Paris, 22 maggio 1853.

"I miei figli non hanno alcuna ambizione politica." Joseph Kennedy, padre di John e Bob, 1936.

"In futuro un computer potrà forse pesare solo 1,5 tonnellate." La rivista Usa "Popular Mechanics", 1949.

"Che bisogno ha una persona di tenersi un computer in casa?" Kenneth Olsen, fondatore della Digital Equipment, 1977.

"Il cavallo resterà, l'auto è passeggera." Horace Rackham, avvocato di Henry Ford, 1903.

"E' assurdo pensare che una locomotiva possa andar più veloce di una carrozza a cavalli." The Quarley Review, (Gran Bretagna), 1825.

"Non li vogliamo. La loro musica non funziona e le band che usano chitarre sono fuori moda." Un portavoce della Decca Records, riferendosi ai Beatles, 1962.

"L'ipotesi di viaggi nello spazio è una totale assurdità." Richard Van Der Riet Wooley, astronomo inglese, Time 16 gennaio 1956.

"Penso che nel mondo ci sia mercato forse per quattro o cinque computer." Thomas Watson, presidente della Ibm, 1943.

"Finita questa mostra, di luce elettrica non sentiremo più parlare." Erasmus Wilson, docente ad Oxford, all'Esposizione di Parigi, 1889.

"Entro sei mesi la gente si stancherà di stare a guardare quella scatola di legno chiamata Tv." Darryl F. Zanuck, presidente della 20th Century Fox, 1946.


(da http://www.citazioni.tk)

mercoledì 19 maggio 2010

Facebook nel mirino della Commissione Europea… e dei suoi stessi utenti

L’Article 29 Working Party, comitato composto da garanti nazionali per la privacy e membri di European Data Protection Supervisor e Commissione Europea, ha inviato lunedì una lettera ai vertici di Facebook scrivendo che trova inaccettabile come l’azienda abbia mutato le impostazioni di default a scapito degli utenti, solo pochi giorni dopo aver partecipato a una conferenza sul tema nel novembre 2009.
Gli oltre 400 milioni di iscritti devono poter esercitare pieno controllo sui propri dati. Le informazioni condivise non devono essere consultate o sfruttate dall’esterno senza la loro autorizzazione. Se il social network non correggerà il tiro, potrebbe presto incappare in pesanti sanzioni
Quali siano tali sanzioni applicate, non è dato a sapere. Un primo, duro colpo all’attività del social network potrebbe però arrivare dai suoi stessi iscritti, che hanno organizzato, per il 31 maggio, un “Quit Facebook Day”.

martedì 18 maggio 2010

Nani da giardino? Banditi perché rovinano il paesaggio

Via i nanetti di gesso da giardini e balconi. L'originale divieto scatta a Furore, un borgo di 900 anime in provincia di Salerno. Secondo il sindaco Raffaele Ferraioli i nani da giardino "alterano l'ambiente e il paesaggio di Furore, che è stato dichiarato uno dei borghi più belli d'Italia. Non possiamo assistere inerti al trionfo del pessimo gusto e per questo abbiamo mandato ad alcuni cittadini lettere preventive per chiedere di togliere i nanetti esposti alla vista dei passanti. I cittadini si sono lamentati, ma se non le rimuoveranno saremo costretti alla rimozione coatta"

Ferraioli giura di non essere un attivista del “Fronte di liberazione nani da Giardino” e precisa "Ho solo attuato un piano del Consiglio comunale, che punta anche a sviluppare il turismo. Un piano serio di restauro del paesaggio, messo a punto da esperti per eliminare tutto ciò che deturpa il nostro bellissimo borgo, ripulirlo e fare una vera e propria opera di cosmesi".

lunedì 17 maggio 2010

Un anno in meno di liceo per i bamboccioni... ma è davvero questa la soluzione?

Anticipare di un anno l'incontro tra i giovani laureati e il mondo del lavoro.
La proposta stavolta non è una riforma che cade dall'alto, ma arriva dagli addetti ai lavori e più precisamente dal Magnifico Rettore dell'Università Bocconi, Guido Tabellini.

“Già, secondo il rettore la caratteristica dei giovani italiani è «di essere un passo indietro su tutto: nell’uscire di casa, nel formare una famiglia, nel cercare un impiego». Questo aspetto è costoso perché «da ragazzi si può dare molto di più». E sulla base di uno studio «fatto in Svizzera, gli studenti dei Cantoni, dove si esce prima da scuola, non sono penalizzati rispetto a chi è rimasto un anno in più tra i banchi. Anzi, il contrario». Insomma, esempi ce ne sono, anche nel mondo anglosassone. Ma dalle parole ai fatti il passo non è così breve. Perché anche Tabellini evidenzia che «si dovrebbe fare una riorganizzazione di tutto il percorso scolastico». Un’impresa non facile, considerato anche il «fallimento del 3+2 universitario: la maggior parte degli studenti fa la specialistica con il risultato che escono comunque dopo cinque anni».”
(da Corriere.it)

Cosa ne pensate?
Io credo che il “problema dei bamboccioni” non si possa risolvere solo con un anno in meno di studi, ma con percorsi universitari più adatto alle esigenze del mondo del lavoro e soprattutto con una diversa politica dei contratti di lavoro e dei mutui e affitti per la casa.

venerdì 14 maggio 2010

Facebook e giornali on line: alleati o rivali?

I social media si stanno diffondendo a scapito dell’editoria on line oppure no?
I numeri sembrano suggerire una risposta positiva. Vediamoli, anche se il discorso è complesso e non può essere interpretato solo in termini quantitativi.
“In Italia il 79% degli utenti di Internet (cioè 19,2 milioni di persone) frequenta i social network e ci passa in media sei ore al mese, mentre solo il 58% legge le news on line, attività che assorbe solo qualche minuto.
Ancora più impressionanti i numeri relativi agli Stati Uniti, citati da Enrico Pedemonte. […] Negli ultimi 40 anni, mentre la popolazione statunitense è aumentata del 50%, la diffusione dei giornali è calata del 30%; i giovani poi non leggono quasi più: solo il 30% sfoglia ancora un quotidiano. Non va meglio la raccolta pubblicitaria, regredita nel 2009 ai livelli del 1985.
Ma i veri nemici dei giornali […] sono, più che i social network, altre realtà on line, come Craigslist, Monster, Autotrader: siti che assorbono gran parte dei piccoli annunci, una delle più importanti fonti di ricavo dei quotidiani, in particolare quelli locali. La torta pubblicitaria si sposta verso i motori di ricerca, gli aggregatori di news, i social network, i blog. Ma è difficile sostenere […] che Facebook rubi la pubblicità ai giornali, visto che il 44% degli utenti usa il social network per scambiarsi le notizie. Resta il fatto che Facebook negli Stati Uniti è frequentato in media per 7 ore al mese, mentre il sito del New York Times per soli 20 minuti. Il vero problema […] è che mentre declina l’attività dei giornali su carta, l’editoria on line non ha ancora trovato un modello di business veramente sostenibile”. (Prima Comunicazione, n. 405, Aprile 2010)

giovedì 13 maggio 2010

Energia eolica: la mano della mafia

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha chiesto alle procure di Roma, Cagliari, Bari e Palermo di indagare sulle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti per l'eolico. «Le prime tre procure hanno evidenziato l'attualità degli accertamenti in corso e la necessità di mantenere il segreto investigativo Palermo ha invece confermato il forte interesse dei gruppi mafiosi per gli investimenti nel settore dell'energia eolica», ha affermato il ministro Elio Vito, sottolineando che «il Governo segue con attenzione questi fenomeni».

“È il segnale che si tenta di arrivare a un coordinamento delle inchieste portate avanti in quattro regioni sul business delle energie rinnovabili. A Roma, nella tranche sarda dell'inchiesta, sono indagati il coordinatore del Pdl Denis Verdini, l'uomo d'affari Flavio Carboni, il costruttore Arcangelo Martino, il giudice tributario Pasquale Lombardi, il direttore dell'Arpas Ignazio Farris, il consigliere provinciale del Sulcis Pinello Cossu e il commissario dell'Autorità d'ambito Franco Piga. A Cagliari la Dda ha aperto un fascicolo su possibili infiltrazioni mafiose, mentre il pm Pilia indaga sulla cessione di alcuni terreni nella zona industriale di Macchiareddu, destinati alla realizzazione di iniziative legate allo sfruttamento delle energie rinnovabili”.
Dall'Idv, che con il deputato Palomba aveva presentato l'interrogazione alla quale ha risposto il ministro Vito, è arrivata una critica al governo: «Siamo insoddisfatti della risposta del ministro Vito: è stato deludente e formale e non ha affrontato il grave problema dell'intreccio tra politica e criminalità organizzata in Sardegna, Puglia e Sicilia. Su questo non ha risposto».
I capigruppo del centrosinistra in Consiglio regionale Mario Bruno (Pd), Luciano Uras (Comunisti-Sinistra sarda-RossoMori) e Adriano Salis (IdV) hanno diffuso una nota congiunta nella quale chiedono che il presidente della Regione si presenti in Aula per discutere della pianificazione energetica nell'Isola, mettendola al riparo dalle incursioni di ogni genere di faccendieri: «Il presidente Cappellacci colga al più presto l'occasione anche per chiarire a quale titolo sia ancora in carica il commissario dell'Ato. Non potrà limitarsi a far riferimento alla legge 3 del 2009, che legava la permanenza del commissario a un futuribile disegno di legge di revisione della normativa sul servizio idrico integrato, da approvare entro la fine dello scorso anno e mai approdato in aula».”
(da L’Unione Sarda)

mercoledì 12 maggio 2010

Scandalo pedofilia. L’investigatore del Papa

Papa Benedetto XVI, sconvolto dallo scandalo pedofilia che ha coinvolto il clero e dalla relativa bufera mediatica, ha dato carta bianca al gesuita Luis Francisco Ladaria Ferrer "per indagare e interrogare chiunque, cardinali compresi, e imporre a tutti gli episcopati sparsi per il mondo l’immediata rimozione dall’incarico dei preti accusati di abusi qualunque sia il loro rango, con denuncia obbligatoria alla magistratura ordinaria non appena le indagini condotte all’interno degli apparati ecclesiali avranno acquisito elementi e testimonianze" (Prima Comunicazione, n. 405, Aprile 2010).
Luis Francisco Ladaria Ferrer, gesuita spagnolo di 66 anni, originario di Manacor, la seconda città, dopo Palma, dell’isola di Maiorca nelle Baleari, è da due anni il segretario della Congregazione per la dottrina della fede.
Ladaria è un personaggio discusso nel mondo tradizionalista. In Spagna il teologo don José María Iraburu ha accusato la sua opera Teologia del peccato originale e della grazia di non essere conforme alla dottrina della Chiesa, mentre il periodico Sì sì No no ha scritto addirittura che il suo libro Antropologia teologica "è completamente al di fuori della tradizione dogmatica cattolica".

martedì 11 maggio 2010

Burqa e niqab. Niente a che fare con la religione islamica

È al centro del dibattito di questi giorno l’opportunità o meno di introdurre anche in Italia il divieto di indossare il burqa e il niqab, il velo che copre interamente al figura della donna, lasciandone scoperti solo gli occhi.
L’intellettuale marocchino Tahar Ben Jelloun, nel suo articolo “Perché le donne velate sono un insulto all’Islam” ha dichiarato:
“Penso all'invocazione del velo integrale per la donna, che sia con un burqa o con un niqab. In entrambi i casi la donna è coperta di nero dalla testa ai piedi, come un fantasma. […]. Questo comportamento, che è etnico e non religioso - non è infatti assolutamente musulmano - è la prova della paura della donna. La si rende invisibile per impedirle di esistere socialmente e sessualmente – ed aggiungo economicamente -. È anche prova di grande ignoranza […]. Allah ha dato all'uomo non solo il suo libero arbitrio ma lo ha reso responsabile delle sue azioni. Così, il marito che rende sua moglie un fantasma nel nome dell'Islam è un ignorante che offende la parola di Dio. Pensa, coprendo sua moglie, di essere devoto all'Islam. Errore, è devoto al visibile, all'apparenza, che fa della donna una schiava del suo desiderio; uccide in lei ogni libertà, cosa che Dio non gli perdonerà”.
Dello stesso parere il grande imam dell’Università Al Azhar de Il Cairo Tantawi, secondo il quale indossare il niqab "è un'abitudine che non ha nulla a che fare con la religione".
Queste testimonianze dimostrano che l’uso del velo integrale è un’usanza che non ha nulla a che vedere con la professione del culto e interventi legislativi che ne vietino l’uso non possono essere considerate anticostituzionali.

lunedì 10 maggio 2010

Un bug di Facebook e le chat diventano pubbliche

Una falla in Facebook permetteva agli utenti di leggere le chat private dei propri "amici" e di vedere le loro richieste di amicizia in sospeso. La funzione di chat è stata temporaneamente rimossa e poi riattivata dopo aver corretto il baco.

La falla è stata segnalata da Techcrunch.com.
Come funzionava? Nelle opzioni di privacy di Facebook ce n’è una che permette a un utente di avere un'anteprima del proprio profilo così come lo vedono i suoi amici (Account -> Impostazioni sulla privacy -> Informazioni del profilo -> Anteprima del mio profilo). Immettendo il nome di un contatto nella casella Guarda l'anteprima di come il tuo profilo viene visualizzato da una persona specifica, si accedeva alle chat private e alle richieste di amicizia di quel contatto.

Secondo quanto scrive PcMag.com, la URL della pagina di anteprima di Facebook è http://www.facebook.com/username?viewas=userid, dove userid è il numero identificativo di un utente Facebook, un codice molto facile da individuare.
Basta infatti cercare la pagina pubblica dell'utente desiderato e sostituire la parola graph a www nell'URL della pagina pubblica.

Ancora una volta, insomma, Facebook ha messo in pericolo la privacy degli utenti, dopo il discusso periodo di modifica delle condizioni d'uso.
L'unica regola per tutelarsi è usare i social network con la testa, evitando di mettere in Rete le cose che non volete rendere pubbliche.
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