È al centro del dibattito di questi giorno l’opportunità o meno di introdurre anche in Italia il divieto di indossare il burqa e il niqab, il velo che copre interamente al figura della donna, lasciandone scoperti solo gli occhi.
L’intellettuale marocchino Tahar Ben Jelloun, nel suo articolo “Perché le donne velate sono un insulto all’Islam” ha dichiarato:
“Penso all'invocazione del velo integrale per la donna, che sia con un burqa o con un niqab. In entrambi i casi la donna è coperta di nero dalla testa ai piedi, come un fantasma. […]. Questo comportamento, che è etnico e non religioso - non è infatti assolutamente musulmano - è la prova della paura della donna. La si rende invisibile per impedirle di esistere socialmente e sessualmente – ed aggiungo economicamente -. È anche prova di grande ignoranza […]. Allah ha dato all'uomo non solo il suo libero arbitrio ma lo ha reso responsabile delle sue azioni. Così, il marito che rende sua moglie un fantasma nel nome dell'Islam è un ignorante che offende la parola di Dio. Pensa, coprendo sua moglie, di essere devoto all'Islam. Errore, è devoto al visibile, all'apparenza, che fa della donna una schiava del suo desiderio; uccide in lei ogni libertà, cosa che Dio non gli perdonerà”.
Dello stesso parere il grande imam dell’Università Al Azhar de Il Cairo Tantawi, secondo il quale indossare il niqab "è un'abitudine che non ha nulla a che fare con la religione".
Queste testimonianze dimostrano che l’uso del velo integrale è un’usanza che non ha nulla a che vedere con la professione del culto e interventi legislativi che ne vietino l’uso non possono essere considerate anticostituzionali.
martedì 11 maggio 2010
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