mercoledì 27 ottobre 2010

Dio appare su Google Street View

Notizia comico-surreale letta su Wintricks.it:
Google Street View avrebbe immortalato Dio in compagnia di un'altra divinità a Quarten, una cittadina svizzera che si affaccia sul Lago di Walen. La curiosissima foto pubblicata dalla sezione "mappe" del motore di ricerca ha fatto in men che non si dica il giro della rete.
Eccola qua:
Secondo gli scettici l'immagine sarebbe causata dalla distorsione della luce oppure dal riflesso della lente. Google ha rifiutato di commentare l'apparizione.
(da MondoMultiMedia)

martedì 26 ottobre 2010

Privacy: Google raccoglie email e password dai computer privati

In America, Google ha erroneamente raccolto le e-mail e le password dai computer privati, collegati a reti wireless.

Il senior vice presidente di ingegneria e di ricerca Alan Eustace, ha dichiarato: "Lavoriamo sodo con Google per guadagnare la vostra fiducia, e siamo ben consapevoli di non fare del male a nessuno".
Il nuovo direttore della privacy Alma Whitten, si assumerà la responsabilità per fare in modo di ottenere efficaci controlli della privacy:
"Siamo profondamente dispiaciuti per aver erroneamente raccolto i dati provenienti dalle reti payload in chiaro. Vogliamo cancellare i dati non appena possibile e continueremo a lavorare con le autorità per determinare il modo migliore di procedere, oltre che per rispondere alle loro domande e preoccupazioni."

Alan Eustace ha anche detto che ci saranno molti cambiamenti atti ad una responsabile raccolta dei dati migliorando le nostre interne. Anche se - ha specificato - nessun sistema può naturalmente eliminare del tutto l'errore umano.

(da MondoMultiMedia: Google raccoglie email e password dalle reti wi-fi: arrivano le scuse)

venerdì 22 ottobre 2010

Canone Rai: si pagherà con le pensioni

Piccola rivoluzione nel pagamento del canone tv!
Dal 2011 i pensionati se vorranno lo pagheranno tramite una ritenuta sull’assegno mensile. Dunque non ci si dovrà più preoccupare di pagare di persona. Il canone potrà essere diviso in 11 rate senza interessi. Per fare richiesta c'è tempo fino al 15 novembre.

Potranno beneficiare di questa possibilità tutti coloro che non superano i 18.000 euro di reddito di pensione, calcolando l'anno fiscale precedente a quello della richiesta.
Al momento della domanda è necessario già essere titolari di un trattamento pensionistico, un assegno sociale o invalidità civile. Nel caso in cui si percepisca più di una pensione (che sommate non devono superare la quota dei 18.000 euro), si può liberamente scegliere l'ente attraverso il quale fare richiesta. L'importante è che l'importo annuo della pensione sia superiore al costo dell'abbonamento Rai.

Questa novità segue a pochi giorni di distanza l’annuncio dell’esenzione dal pagamento del canone per gli over 75.
Possono usufruire del beneficio gli anziani:
- di età pari o superiore a 75 anni;
- con un reddito (proprio e del coniuge) non superiore complessivamente a 516,46 euro al mese per tredici mensilità (equivalenti a 1 milione di vecchie lire al mese - ma ormai si potrebbe anche arrotondare alla nuova valuta...);
- che non convivano con altre persone (oltre al coniuge).

lunedì 18 ottobre 2010

Inquinamento: preoccupazione per gli italiani

L’inquinamento ambientale preoccupa gli italiani.
Secondo la ricerca realizzata dalla società di ricerche Lorien Consulting e dal mensile edito da Legambiente La Nuova Ecologia e presentata al forum QualEnergia, per 7 italiani su 10 le questioni ambientali sono da affrontare con urgenza.  Inquinamento e spreco di risorse si collocano infatti al secondo posto nella classifica delle maggiori preoccupazioni degli intervistati, subito dopo il lavoro, scelto da 9 italiani su 10.

A livello nazionale le questioni prioritarie sono considerate i rifiuti e la promozione delle energie rinnovabili, ritenute urgenti da oltre la metà del campione (58,6%). A livello locale, invece, l'attenzione si sposta su mobilità e trasporti, considerati i problemi più urgenti dal 46,5% degli intervistati.

Oltre il 75% degli italiani sostiene che a livello pubblico si potrebbe fare molto di più per l’ambiente e il 61,5% ritiene inefficiente l’operato delle amministrazioni locali. Tra le fonti rinnovabili più conosciute, al primo posto troviamo solare e fotovoltaico, (65%), seguiti da eolico e idroelettrico.

Il nucleare è citato soltanto da 2 italiani su 10 e il 58% si definisce contrario agli investimento nel nucleare nella Penisola. Se poi la centrale fosse costruita nella regione di residenza, la percentuale sale al 66%.

Tra i comportamenti sostenibili degli italiani, la percentuale di chi utilizza lampadine a risparmio energetico è pari al 98%, i pannelli solari termici sono scelti dal 47,5% e quelli fotovoltaici dal 47,3%.

venerdì 15 ottobre 2010

Università: docenti e ricercatori sfiduciati e offesi

Questa è una lettera che Giulio Ballio, rettore del Politecnico di Milano, una delle migliori scuole pubbliche che abbiamo in Italia, ha inviato agli allievi ed ex-allievi dell'ateneo. Credo che la sua lettura possa essere importante per tutti.
 
Cara Allieva, Caro Allievo,
In questi ultimi due anni stiamo assistendo a una campagna denigratoria, sempre più intensa e aggressiva, nei riguardi dell’Università italiana e di tutti coloro che onestamente vi operano.
E’ una campagna che rischia di demotivare profondamente tutti noi e soprattutto quei giovani che vi sono entrati da poco o che desiderano entrarvi.
E’ una campagna che può indurre legittimi dubbi in Voi e nelle Vostre famiglie.
Spesso le persone che incontro mi chiedono se è reale il quadro che viene rappresentato dai molti interventi riportati dai media, oppure se stiamo assistendo, forse senza rendercene conto, a un attacco teso a sfiduciare le università statali.
Appare legittimo il dubbio che vi sia il desiderio di sostituire l’ università pubblica con un sistema privato, devastando le aspettative di più di un milione e mezzo di famiglie italiane.
Noi, che  siamo allo stesso tempo insegnanti e ricercatori, ci sentiamo profondamente offesi perché ci si vuole delegittimare proprio di fronte alla comunità che abbiamo scelto di servire col nostro lavoro e con i nostri sacrifici.
Questi tentativi di delegittimazione fanno male a tutti noi che crediamo nell’università, che vi lavoriamo per formare e per traghettare Voi giovani dalla scuola secondaria al mondo del lavoro, per fare ricerca e servire il nostro Paese in cui ancora crediamo.  Ci fanno perdere l’entusiasmo, ci spingono a fare il minimo richiesto, ci allontanano dalla voglia di operare in un servizio che abbiamo scelto e in cui ancora crediamo. Vogliamo reagire soltanto perché, altrimenti, faremmo il gioco di chi ci vuole distruggere privandoci di quella libertà che, sola, permette di fare ricerca e insegnare a Voi giovani.
In questi giorni si parla di agitazioni dei ricercatori, di richiesta di sospensione delle lezioni, di volontà a non tenere insegnamenti,  di rivendicazioni  da parte di persone che possono sembrare fortunate perché hanno ancora un lavoro, ma alle quali  si sta togliendo quella speranza che li aveva spinti a rinunciare ad attività più remunerative per iniziare quel lavoro che a noi, più vecchi, è sempre parso il  più bel lavoro del mondo: fare ricerca e contemporaneamente insegnare ai più giovani.
Le aspettative di carriera dei più giovani sono deluse. Da più di tre anni non sono banditi concorsi per passare da ricercatore a professore associato e da associato a professore ordinario e non si può ragionevolmente prevedere il numero di anni che dovranno ancora passare prima che questi concorsi vengano banditi. Per non invecchiare senza speranza molti giovani valenti stanno vincendo concorsi per  posizioni di professore in università straniere e  coloro che vanno via non sono sostituiti da  colleghi stranieri che desiderino venire a lavorare in Italia.
Ci viene impedito di fare ricerca con colleghi stranieri anche se riusciamo a farci finanziare da enti pubblici o privati perché un nuovo dispositivo legislativo prescrive di spendere in missioni di lavoro meno della metà di quanto speso nel 2009.
Ci viene impedito di  continuare a offrire una formazione finora apprezzata dal mondo del lavoro perché un recente decreto ministeriale impone una riduzione di insegnamenti e corsi di laurea, indipendentemente dal numero di allievi iscritti. Forse il nostro Ateneo sarà costretto a ridurre le immatricolazioni oppure a chiudere attività didattiche che fino ad oggi hanno soddisfatto le esigenze dei territori in cui il Politecnico è presente.
Ci viene proposto un Disegno di Legge che, seppur necessario, presenta alcuni punti critici:
  • l’imposizione di forme di governo dell’Ateneo molto diverse da quelle da noi  adottate nell’ultimo decennio che ci hanno permesso di crescere nella reputazione internazionale
  • l’obbligo di assumere docenti provenienti da altre Università in un paese che fa di tutto per contrastare la mobilità a causa della carenza di servizi erogati
  • pesanti incertezze sul destino dei giovani ricercatori che lavorano con noi per la mancanza di una programmazione nella progressione delle loro carriere
  • scarsa attrattività della carriera accademica per le nuove generazioni poste di fronte a una serie di contratti a tempo determinato che aumenta il loro senso di precarietà.
L’approvazione di una legge che non tenga conto di queste criticità e di un programma pluriennale di finanziamento all’Università rischia di produrre una situazione anche peggiore dell’attuale.
Come si fa a gestire un Ateneo o a fare una programmazione adeguata quando ancora oggi non si conosce  l’ammontare del finanziamento statale del Politecnico relativo all’anno 2010?
Questa lettera nasce proprio dal desiderio di condividere con Voi questi sentimenti,  di chiedere la vostra comprensione, di cercare la vostra solidarietà.
Tutti noi del Politecnico vogliamo continuare la missione che da quasi 150 anni ci è stata affidata,  ma non possiamo  essere lasciati soli in balia di chi sta usando una falciatrice per fare di tutta l’erba un fascio, incurante di tagliare in un solo passaggio l’erba secca, quella verde e i fiori già cresciuti.
E’ proprio la capacità di distinguere il grano buono dalla gramigna che, insieme a Voi, indipendentemente da ogni fede politica,  vorremmo chiedere a questo nostro Paese. Vogliamo che non sia distrutto quanto di buono abbiamo, chiediamo con forza che si investa anche su quanto c’è di buono per renderlo ancora migliore.
Probabilmente molti di Voi si stanno ponendo un certo numero di interrogativi quali ad esempio: Cos’è l’autonomia dell’università? Le università sono tutte uguali? Chi sostiene economicamente le università? Perché i docenti fanno ricerca? Quali sono i doveri che la legge impone ai docenti universitari? Come si recluta un docente universitario? La ricerca italiana è così di basso livello come viene dipinta? E’ vero che le nostre università sono molto indietro nelle classifiche internazionali? I baroni esistono ancora? Il cosiddetto 3+2 è una iattura? Cosa vuol dire titolo legale?
A queste e ad altre domande, che potrete propormi scrivendomi, sarà data una risposta sul sito Polimi nelle prossime settimane.
Cordiali saluti
Giulio Ballio

giovedì 14 ottobre 2010

Inps, è ufficiale: i precari saranno senza pensione pur pagando i contributi

La notizia è arrivata e conferma la peggiore delle ipotesi. Rimarrà sotto traccia per ovvi motivi, anche se in Rete possiamo farla circolare. Se siete precari sappiate che non riceverete la pensione. I contributi che state versando servono soltanto a pagare chi la pensione ce l'ha garantita. Perché l'Inps debba nascondere questa verità è evidente: per evitare la rivolta. Ad affermarlo non sono degli analisti rivoluzionari e di sinistra ma lo stesso presidente dell'istituto di previdenza, Antonio Mastropasqua che, come scrive Agoravox, ha finalmente risposto a chi gli chiedeva perché l'INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: "Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale".

Intrage scrive che l'annuncio è stato dato nel corso di un convegno: la notizia principale sarebbe dovuta essere quella che l'Inps invierà, la prossima settimana, circa 4 milioni di lettere ai parasubordinati, dopo quelle spedite a luglio ai lavoratori dipendenti, per spiegare come consultare on line la posizione previdenziale personale. Per verificare, cioè, i contributi che risultano versati.
La seconda notizia è che non sarà possibile, per il lavoratore parasubordinato, simulare sullo stesso sito quella che dovrebbe essere la sua pensione, come invece possono già fare i lavoratori dipendenti. Il motivo di questa differenza pare sia stato spiegato da Mastrapasqua proprio con quella battuta. Per dire, in altre parole, che se i vari collaboratori, consulenti, lavoratori a progetto, co.co.co., iscritti alla gestione separata Inps, cioè i parasubordinati, venissero a conoscenza della verità, potrebbero arrabbiarsi sul serio. E la verità è che col sistema contributivo, i trattamenti maturati da collaboratori e consulenti spesso non arrivano alla pensione minima.

I precari, i lavoratori parasubordinati come si chiamano per l'INPS gli "imprenditori di loro stessi" creati dalle politiche neoliberiste, non avranno la pensione. Pagano contributi inutilmente o meglio: li pagano perché l'INPS possa pagare la pensione a chi la maturerà. Per i parasubordinati la pensione non arriverà alla minima, nemmeno se il parasubordinato riuscirà, nella sua carriera lavorativa, a non perdere neppure un anno di contribuzione.

L'unico sistema che l'INPS ha trovato per affrontare l'amara verità, è stato quello di nascondere ai lavoratori che nel loro futuro la pensione non ci sarà, sperando che se ne accorgano il più tardi possibile e che facciano meno casino possibile.

Quindi paghiamo i nostri contributi che non rivedremo sotto forma di pensione. Se reagiamo adesso, forse, abbiamo ancora la speranza di una pensione minima.

(da http://contintasca.blogosfere.it/2010/10/inps-e-ufficiale-i-precari-saranno-senza-pensione-silenzio-dei-media-o-scatta-la-rivolta.html)

mercoledì 13 ottobre 2010

Generali e "I cuccioli del leone": nuovo asilo aziendale per il gruppo di Cesare Geronzi

E’ stato inaugurato ieri nella sede centrale di Trieste il primo asilo aziendale del Gruppo Generali in Italia. L’asilo, che assieme a quello aperto contemporaneamente nella sede di Mogliano Veneto è operativo da settembre, accoglie 28 bambini di età compresa tra i tre mesi e i tre anni, figli di dipendenti delle societa’ del gruppo presenti a Trieste. L’iniziativa, spiega la compagnia, “vuole contribuire alla conciliazione delle scelte professionali con quelle familiari, favorendo la valorizzazione dell’apporto professionale dei dipendenti genitori alla vita aziendale”.
All’inaugurazione erano presenti tra gli altri il presidente Cesare Geronzi, il Group Ceo Giovanni Perissinotto, l’amministratore delegato Sergio Balbinot e il direttore generale Raffaele Agrusti. E’ stata quindi portata a termine la ristrutturazione del piano terra del palazzo Berlam, situato nelle immediate vicinanze della sede centrale della compagnia. Il risultato che oggi si presenta e’ un asilo costituito da ambienti confortevoli, dotato di cucina interna, che rispetta tutte le piu’ recenti norme di biocompatibilita’.
“Per garantire i migliori risultati dal punto di vista dell’eccellenza educativa – conclude la compagnia – la gestione del progetto e’ stata affidato alla cooperativa sociale Arca di Trieste, un consorzio per i servizi dedicati all’infanzia che vanta una lunga esperienza nel settore dell’infanzia, cosi’ come personale altamente qualificato”.

La notizia mi rallegra. dato che da sempre sostengo che la creazione di asili aziendali (oltre al telelavoro, ma questo, purtroppo, lo vedo meno vicino come diffusione nelle aziende...) è la prima via contro le discriminazioni di genere sul lavoro. Brava Generali!

Odio? Vendetta? Ditelo con un fiore

Se odiate qualcuno con tutto il cuore e volete farglielo sapere, c'è un incredibile fiorista on-line che fa al caso vostro. Potetre inviare comodamente da casa vostra mazzi in decomposizione o bouquets di rose decapitate alla Morticia Addams.
L'indirizzo del sito è dirtyrottenflowers.com.

lunedì 11 ottobre 2010

I sei peccati di Greenwashing: come capire se le aziende ci imbrogliano

Nel 2007, TerraChoice Environmental Marketing condusse una famosa ricerca approfondita sul Greenwashing. La domanda che si poneva il team di ricerca era: che prova ho che questa affermazione sia vera? La conclusione a cui sono giunti è che per quanto riguarda la maggior parte dei prodotti non erano in grado di dare una risposta certa. In seguito hanno compilato una lista dei sei segni che possono aiutare a capire quando ci troviamo di fronte a un tentativo di greenwashing.
Ecco dunque The Six Sins of Greenwashing, i peccati commessi nel tentativo di vendere un prodotto come "amico dell’ambiente":

1. Peccato di nascosto tradcoff
affermazioni che suggeriscono che un prodotto è verde in base a un solo elemento che lo caratterizza, ad esempio l’essere fatto di carta riciclata, senza prestare alcuna attenzione ad altre tematiche, magari più importanti, come l’energia, il clima o l’acqua. Non sono affermazioni false, ma danno comunque un’immagine depistante del prodotto. Si tratta del peccato più commesso, riscontrabile nel 57% dei casi.

2. Peccato di mancanza di prove
affermazioni che non possono essere provate in base alle informazioni fornite o a una certificazione riconosciuta di un ente terzo, ad esempio di una ONG. Il 26% dei claim non è sostenuto da prove né sul punto vendita né sul sito dell’azienda.

3. Peccato di vaghezza

affermazioni non chiare, vaghe. Cosa vuoI dire, ad esempio “Prodotto naturale”? L’TT% dei claim rientra in questa categoria.

4. Peccato di irrilevanza

affermazioni che, indipendentemente dall’essere veritiere, non sono importanti e non aiutano il consumatore a capire qualcosa di più del prodotto. Non serve ad esempio sapere che un deodorante non contiene CFC, dal momento che i clorofluorocarbuii sono stati messi al bando da anni, ma il 4% dei claim fornisce proprio informazioni di questo tipo!

5. Peccato dcl “minore dci mali”

affermazioni che, anche se vere, possono distogliere il consumatore dal considerare l’impatto ambientale di determinate categorie di prodotti. E claim come “insetticida verde” rappresentano l’i% dei casi esaminati.

6. Peccato di falsità

meno dell’i% delle affermazioni esaminate sono risultate semplicemente false.

martedì 5 ottobre 2010

Risparmiare sulla spesa con un Sms

Sms consumatori è un servizio di pubblica utilità fornito dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali grazie al quale si possono ottenere gratuitamente delle informazioni sui costi medi dei prodotti agroalimentari.

Sul sito smsconsumatori.it potrete visualizzare il prezzo medio nazionale del prodotto cercato e suddiviso per le macro aree Nord - Centro - Sud, visualizzare il grafico dell'andamento del prezzo (stabile, in aumento, in calo) e scoprire dove è stato rilevato il prezzo più alto e quello più basso sul territorio nazionale.

Sul sito è anche possibile simulare la spesa attraverso un carrello virtuale o inviare una segnalazione nel caso doveste riscontrare un prezzo anomalo o il mancato rispetto delle normative igienico-sanitarie di etichettatura e di sicurezza alimentare.

Si possono richiedere fino a 5 sms al giorno con un limite massimo di 30 sms mensili per ottenere informazioni scegliendo fra più di 80 prodotti agroalimentari semplicemente inviando un sms gratuito al numero 47947 con il nome del prodotto che vi interessa.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...