
Ecco dunque The Six Sins of Greenwashing, i peccati commessi nel tentativo di vendere un prodotto come "amico dell’ambiente":
1. Peccato di nascosto tradcoff
affermazioni che suggeriscono che un prodotto è verde in base a un solo elemento che lo caratterizza, ad esempio l’essere fatto di carta riciclata, senza prestare alcuna attenzione ad altre tematiche, magari più importanti, come l’energia, il clima o l’acqua. Non sono affermazioni false, ma danno comunque un’immagine depistante del prodotto. Si tratta del peccato più commesso, riscontrabile nel 57% dei casi.
2. Peccato di mancanza di prove
affermazioni che non possono essere provate in base alle informazioni fornite o a una certificazione riconosciuta di un ente terzo, ad esempio di una ONG. Il 26% dei claim non è sostenuto da prove né sul punto vendita né sul sito dell’azienda.
3. Peccato di vaghezza
affermazioni non chiare, vaghe. Cosa vuoI dire, ad esempio “Prodotto naturale”? L’TT% dei claim rientra in questa categoria.
4. Peccato di irrilevanza
affermazioni che, indipendentemente dall’essere veritiere, non sono importanti e non aiutano il consumatore a capire qualcosa di più del prodotto. Non serve ad esempio sapere che un deodorante non contiene CFC, dal momento che i clorofluorocarbuii sono stati messi al bando da anni, ma il 4% dei claim fornisce proprio informazioni di questo tipo!
5. Peccato dcl “minore dci mali”
affermazioni che, anche se vere, possono distogliere il consumatore dal considerare l’impatto ambientale di determinate categorie di prodotti. E claim come “insetticida verde” rappresentano l’i% dei casi esaminati.
6. Peccato di falsità
meno dell’i% delle affermazioni esaminate sono risultate semplicemente false.
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