giovedì 31 maggio 2012

Ddl lavoro, via libera dal Senato

Il Governo incassa la quarta fiducia sul provvedimento che passerà all'esame della Camera.
Il Ddl di riforma del mercato del lavoro riceve il via libera con 238 sì, 33 no e un astenuto.
Il pacchetto di misure riguarda le novità in favore di maternità e paternità. Il provvedimento passerà ora alla Camera. Secondo il ministro Elsa Fornero la riforma è l’unica via per un nuovo sviluppo, ed ha infatti affermato che “La riforma del mercato del lavoro non è una bacchetta magica, ma serve a recuperare occupazione, produttività e reddito. E' una nuova via per lo sviluppo, per il recupero della dignità e la riappropriazione di un futuro di crescita. Il Paese ha un grande bisogno di questa riforma, che dunque è stata fatta per riprendere un percorso di crescita e non perché lo chiedono i mercati finanziari”.

La Fornero ha poi continuato dicendo che “Sull'Articolo 18 è stato trovato un compromesso equilibrato, in linea con gli standard europei. Anche in questo caso non è stata usata l'accetta”.

martedì 29 maggio 2012

Stipendi dei docenti universitari. L'errore del Giornale

Secondo quanto scrive Francesca Gallacci sul Giornale (26 maggio),  i professori universitari italiani, con 13.667 euro mensili lordi al mese, sarebbero i più pagati dell’Unione Europea. La “notizia” sarebbe basata su un’indagine condotta dal quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung (NZZ).
Considerando dodici mensilità, i professori ordinari guadagnerebbero, secondo il Giornale, ben 164.004 € all’anno, cifra che li colloca ai vertici mondiali nel confronto con i colleghi di pari grado di altri paesi.

Qualcosa che non torna...  mi pare evidente che la giornalista è caduta in un errore, smontata in modo dettagliato dal sito Roar.
C’è un modo semplice per capire come stanno veramente le cose: consultare la Banca Dati Economica del MIUR  (liberamente accessibile dal web)
Ed ecco quali sono davverogli stipendi lordi annuali medi per ciascuna categoria:
90.970 €: Professori Ordinari a tempo pieno
62.980 €: Professori Associati confermati a tempo pieno
75.920 €: Totali Professori
41.200 €: Totali Ricercatori
60.730 €: Totali Professori e ricercatori
Ora, queste retribuzioni potranno sembrarvi o meno troppo alte, ma di certo non si avvicinano neanche lontanamente al dato iperbolico pubblicato dal Giornale, di 164.004 € annui per un professore ordinario.

Ma allora le cifre citate dal Giornale da dove spuntano fuori ?
Andando a leggere la fonte, ovvero l’articolo della Neue Zürcher Zeitung (NZZ), salta all’occhio che gli stipendi sono espressi in franchi. Evidentemente la giornalista ha quindi riportato tali e quali i numeri della NZZ relativi ai professori ordinari, scrivendo che erano in euro quando invece erano in franchi.

lunedì 28 maggio 2012

Paolo Scaroni: la colpa del caro-benzina è il nostro stile di vita

Paolo Scaroni, ospite al Day Rotary Patavini, ha lanciato una interessante provocazione: il caro-benzina dipenderebbe dal nostro stile di vita. Se il prezzo della benzina è così alto, infatti, dipende anche dal fatto che noi non riusciamo a farne a meno: consumiamo così tanto che la benzina era e resta necessaria, quindi preziosa e costosa.
"Ci lamentiamo per l'eccessivo costo della benzina? - ha spiegato Paolo Scaroni - Se il prezzo è considerato elevato, la colpa va attribuita al nostro stile di vita. Non siamo disposti, infatti, a rinunciare a nulla: ciò significa che il petrolio non ha raggiunto ancora un costo tale da essere ritenuto insostenibile e da provocare, quindi, un mutamento del nostro modo di vivere". Paolo Scaroni ha anche aggiunto: “È vero che sul prezzo del greggio influiscono speculazione e rischi internazionali, ma è altrettanto vero che l'Occidente non fa nulla per ridurre i consumi. In 20 anni il costo del petrolio è cresciuto di dieci volte, eppure i consumi non sono calati”.

giovedì 24 maggio 2012

In Italia salari bloccati da venti anni

Secondo l’Istat i salari reali sarebbero rimasti invariati in Italia negli ultimi 20 anni.
Nel suo rapporto annuale, infatti, l’Istat spiega che “tra il 1993 e il 2011 le retribuzioni contrattuali mostrano, in termini reali, una variazione nulla, mentre per quelle di fatto si rileva una crescita di quattro decimi di punto l'anno”.

Dato sconfortante quello che riguarda invece i cosiddetti “scoraggiati”, coloro cioè che pur non avendo un lavoro non lo cercano perchè pensano di non trovarlo. Secondo l’ultimo rapporto Istat, tra gli inattivi “si è ridotta l'area di chi non è interessato a lavorare” mentre è cresciuta la “zona grigia” formata da coloro che cercano lavoro “non attivamente e che pur non cercandolo sarebbero disposti a lavorare”. L'Istat segnala che le principali motivazioni della mancata ricerca sarebbero lo scoraggiamento e l'attesa degli esiti di passate azioni di ricerca. Gli “scoraggiati” sarebbero circa 1.800.000.

Il numero degli occupati atipici (dipendenti a tempo determinato, collaboratori e prestatori d'opera occasionale) è in progressivo aumento sul totale degli occupati. Tra i nati dagli anni ’80 in poi, ha iniziato con un lavoro atipico il 44,6%. Tra i nati negli anni ’70, il primo lavoro è stato atipico nel 31,1% e nel 23,2% dei casi per i nati negli anni. Il dato preoccupante riguarda però la situazione lavorativa di questi a dieci anni dal primo lavoro atipico. Un quarto di questi lavoratori risulta ancora precario e uno su dieci ha perso il lavoro. Secondo l'Istat, “il passaggio a lavori standard è più facile per gli appartenenti alla classe sociale più alta, mentre chi ha iniziato come operaio in un lavoro atipico, dopo dieci anni, nel 29,7% dei casi è ancora precario e nell'11,6 ha perso il lavoro”.

mercoledì 23 maggio 2012

Mediobanca e Unioncamere: medie imprese italiane nel nord-est

Mediobanca e Unioncamere hanno svolto un’indagine che copre l’universo delle medie imprese manifatturiere del Nord Est che occupano dai 50 ai 499 dipendenti ed hanno un fatturato compreso tra i 15 ed i 330 milioni di euro.
Secondo una nota di Unioncamere, con l’ultimo censimento svolto sono state individuate 1.207 società dell’area Nord orientale che assicurano il 15% della produzione manifatturiera locale a valore, percentuale che sale al 26% considerando l’indotto.
L’indagine svolta sottolinea inoltre come la maggiore concentrazione di medie imprese si registri in Veneto, che ne ospita il 48% e in Emilia-Romagna (38%).
Secondo Unioncamere e Mediobanca, nel periodo 2000-2009 il bilancio aggregato delle 1.207 società si è sempre saldato in utile. La struttura finanziaria resta molto solida, con il patrimonio netto che supera gli impieghi in attivi immobilizzati e contribuisce all’avanzo delle partite correnti. Il 64,8% delle medie imprese del Nord-est merita un punteggio a livello di “investment grade” (64,6% per le medie imprese di Parma). Nel 2009 però, 217 medie imprese sono tornate piccole (non superando i parametri di fatturato e dipendenti), mentre dal lato delle imprese maggiori, a fronte di 16 imprese che hanno varcato la soglia della grande dimensione, 15 hanno percorso la strada inversa ritornando medie. Inoltre, nel decennio considerato, 269 imprese sono divenute grandi ma ciò ha comportato per le stesse aziende un aumento dei casi di default.
L’Indagine svolta sottolinea poi come lo sviluppo del valore aggiunto nel Nord-est sia stato di poco più alto di quello di tutte le medie imprese italiane, facendo segnare un +22,1% (+20% il dato nazionale) contro il -1,8% delle grandi imprese. Le medie imprese di Parma inoltre, hanno realizzato un incremento pari al 54%. Unioncamere evidenzia come i tre quarti delle medie imprese del Nord-est hanno sede in aree aventi natura distrettuale; secondo il Rapporto, il principale aspetto discriminante delle medie imprese distrettuali continua ad essere la maggiore propensione all’export, pari al 46,6% del fatturato nei distretti veri e propri e al 36,4% negli altri SPL, contro il 31,8% delle imprese localizzate in altre aree. Infine è evidenziato come la propensione all’export delle medie imprese del Nord-est sia rimasta elevata, tanto che la quota di aziende esportatrici è solo di poco inferiore al 90%, con un’incidenza delle vendite all’estero pari al 44,6% del totale. Per l’anno in corso si conferma l’apporto determinante che le esportazioni potranno fornire ai risultati aziendali, mentre l’andamento del mercato interno sarà più debole. Nel 2011 gli investimenti delle medie imprese del Nord-est si sono concentrati nelle apparecchiature informatiche (72%), nei macchinari (69,9%), e nei software e servizi informatici (67,1%). Inoltre il 50% delle medie imprese del Nord-est intende richiedere finanziamenti bancari nel 1° semestre di quest’anno, non solo in risposta all’esigenza di gestire le attività ordinarie (nel 43% circa dei casi) ma anche per realizzare nuovi investimenti (32,4%) o implementare quelli già avviati (12,5%). (Da GlobalPress)
Potete scaricare l'indagine compelta da qui: http://www.mbres.it/it/publications/italian-medium-sized-enterprises

giovedì 17 maggio 2012

Infrastrutture e trasporti: Italia ferma a 50 anni fa

L’ Italia sarebbe ferma a 50 anni fa e questo sarebbe causa di una perdita di 142 mld di Pil negli ultimi 10 anni. 50 miliardi è, invece, la perdita di ricchezza nel solo 2010 dovuta al divario infrastrutturale tra le diverse aree del nostro Paese. La velocità media all’interno dei maggiori centri urbani è di appena 15 km/h per scendere addirittura a 7-8 km/h nelle ore di punta, praticamente la stessa esistente a fine Settecento.
E’ stato presentato nel corso del convegno di Confcommercio “Sciogliere i nodi per competere” sul tema delle infrastrutture e dei trasporti, un Libro Bianco che mostra una fotografia amara riguardo lo stato di salute e i ritardi delle infrastrutture, della logistica e dei sistemi di trasporto italiani. I dati sono allarmanti: il gap infrastrutturale rispetto alla Germania, negli ultimi 10 anni, ha fatto perdere all’Italia 142 miliardi di Pil. Ad oggi risultano ancora incompiute ben 27 opere infrastrutturali, alcune risalenti addirittura a 50 anni fa, per un valore di 31 miliardi di euro. Per quanto riguarda le infrastrutture strategiche, il cui valore si aggira intorno ai 367 miliardi – solo il 9,3% delle opere sono state terminate e il 60% risulta ancora in fase di progettazione.
Dal Libro Bianco emergono mancanze anche sul fronte delle risorse destinate agli investimenti in infrastrutture: dal 1990 si è speso il 35% in meno, -34% nel biennio 2009-2011 e 18 miliardi sono stati tagliati per il triennio 2012-2014. Non deve stupire quindi se la rete autostradale Italiana negli ultimi 20 anni è cresciuta dieci volte meno di quella francese e se l’estensione della rete ferroviaria italiana (923 km) è inferiore a quella tedesca (1.285 km) e meno della metà di quella francese (1.896 km) e spagnola (2.056 km). La congestione delle nostre città è sotto gli occhi di tutti da tempo, soprattutto parlando dei centri più grandi come Milano, Roma e Napoli. La velocità media all’interno dei maggiori centri urbani è di appena 15 km/h, e scende a 7-8 km/h nelle ore di punta, praticamente la stessa di fine ‘700 quando ancora le auto non c’erano e le carrozze la facevano da padrone.
Nel corso del convegno è stato presentato il Manifesto di Confcommercio contenente le proposte e le priorità di intervento nel settore dei trasporti per creare le condizioni di sviluppo necessarie al Paese per tornare a crescere. Tra queste: politiche per l’evoluzione logistica dell’autotrasporto, realizzazione di un Patto per la mobilità urbana, maggiore efficienza del sistema portuale, razionalizzazione del trasporto aereo e piena liberalizzazione del trasporto ferroviario.

giovedì 10 maggio 2012

Paolo Scaroni inaugura il nuovo Polo Sanitario per i dipendenti Eni

Un esempio di buone pratiche verso i dipendenti da parte di Eni, la società guidata da Paolo Scaroni.

Eni, in collaborazione con il Campus Bio-Medico, ha recentemente inaugurato un nuovo Polo Sanitario nella sua sede di Roma. Fortemente voluto da Paolo Scaroni, il Poliambulatorio, che dispone di locali interamente riqualificati e all'avanguardia, fornirà servizi di medicina del lavoro e di primo soccorso grazie ad una equipe specialistica interamente dedicata ai propri dipendenti. Il team sarà composto da oltre 30 professionisti tra medici ed infermieri, e offrirà ai dipendenti Eni assistenza sanitaria specialistica grazie alla presenza settimanale di medici dell'Università Campus Biomedico. I consulti somministrati riguarderanno molteplici discipline mediche, in particolare cardiologia, gastroenterologia, ginecologia, senologia, urologia e dermatologia. Sarà inoltre possibile prenotare controlli specialistici e strumentali in solvenza presso l'Università Campus Biomedico.
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