Secondo l’Istat i salari reali sarebbero rimasti invariati in Italia negli ultimi 20 anni.
Nel suo rapporto annuale, infatti, l’Istat spiega che “tra il 1993 e il 2011 le retribuzioni contrattuali mostrano, in termini reali, una variazione nulla, mentre per quelle di fatto si rileva una crescita di quattro decimi di punto l'anno”.
Dato sconfortante quello che riguarda invece i cosiddetti “scoraggiati”, coloro cioè che pur non avendo un lavoro non lo cercano perchè pensano di non trovarlo. Secondo l’ultimo rapporto Istat, tra gli inattivi “si è ridotta l'area di chi non è interessato a lavorare” mentre è cresciuta la “zona grigia” formata da coloro che cercano lavoro “non attivamente e che pur non cercandolo sarebbero disposti a lavorare”. L'Istat segnala che le principali motivazioni della mancata ricerca sarebbero lo scoraggiamento e l'attesa degli esiti di passate azioni di ricerca. Gli “scoraggiati” sarebbero circa 1.800.000.
Il numero degli occupati atipici (dipendenti a tempo determinato, collaboratori e prestatori d'opera occasionale) è in progressivo aumento sul totale degli occupati. Tra i nati dagli anni ’80 in poi, ha iniziato con un lavoro atipico il 44,6%. Tra i nati negli anni ’70, il primo lavoro è stato atipico nel 31,1% e nel 23,2% dei casi per i nati negli anni. Il dato preoccupante riguarda però la situazione lavorativa di questi a dieci anni dal primo lavoro atipico. Un quarto di questi lavoratori risulta ancora precario e uno su dieci ha perso il lavoro. Secondo l'Istat, “il passaggio a lavori standard è più facile per gli appartenenti alla classe sociale più alta, mentre chi ha iniziato come operaio in un lavoro atipico, dopo dieci anni, nel 29,7% dei casi è ancora precario e nell'11,6 ha perso il lavoro”.
giovedì 24 maggio 2012
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