lunedì 17 maggio 2010

Un anno in meno di liceo per i bamboccioni... ma è davvero questa la soluzione?

Anticipare di un anno l'incontro tra i giovani laureati e il mondo del lavoro.
La proposta stavolta non è una riforma che cade dall'alto, ma arriva dagli addetti ai lavori e più precisamente dal Magnifico Rettore dell'Università Bocconi, Guido Tabellini.

“Già, secondo il rettore la caratteristica dei giovani italiani è «di essere un passo indietro su tutto: nell’uscire di casa, nel formare una famiglia, nel cercare un impiego». Questo aspetto è costoso perché «da ragazzi si può dare molto di più». E sulla base di uno studio «fatto in Svizzera, gli studenti dei Cantoni, dove si esce prima da scuola, non sono penalizzati rispetto a chi è rimasto un anno in più tra i banchi. Anzi, il contrario». Insomma, esempi ce ne sono, anche nel mondo anglosassone. Ma dalle parole ai fatti il passo non è così breve. Perché anche Tabellini evidenzia che «si dovrebbe fare una riorganizzazione di tutto il percorso scolastico». Un’impresa non facile, considerato anche il «fallimento del 3+2 universitario: la maggior parte degli studenti fa la specialistica con il risultato che escono comunque dopo cinque anni».”
(da Corriere.it)

Cosa ne pensate?
Io credo che il “problema dei bamboccioni” non si possa risolvere solo con un anno in meno di studi, ma con percorsi universitari più adatto alle esigenze del mondo del lavoro e soprattutto con una diversa politica dei contratti di lavoro e dei mutui e affitti per la casa.

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