Alex Giarrizzo, il padre di Borgaro Torinese che aveva denunciato
il rapimento del suo bambino di 3 anni da aprte di un rom, ha confessato di essersi inventato tutto. Lo
hanno riferito i carabinieri del Comando Provinciale di Torino. L'uomo,
portato in caserma, è stato messo alle strette e ha confessato di
essersi inventato tutto. Aveva denunciato di aver visto un rom portare
via il suo bambino, di averlo inseguito e di avergli dato un pugno,
liberando il bambino.
“Si era perso alla festa - ha confessato alla fine Giarrizzo - ho avuto paura che mi togliessero la patria potestà”: ora è accusato di calunnia.
La storia che i rom rapiscano i bambini è una leggenda metropolitana trita e ritrita alimentata dal pregiudizio e dal razzism.
Sono i parenti, i pedofili, gli amici di famiglia ma non i nomadi a rubare i bambini. lo aveva anche confermato una ricerca commissionata dalla Fondazione Migrantes (Cei) al Dipartimento di psicologia e antropologia culturale dell'università di Verona sui presunti tentati rapimenti addebitati ai rom dal 1986 al 2007. Dei 40 casi presi in esame, nessuna sparizione era da addebitare a nomadi.
venerdì 28 novembre 2014
lunedì 24 novembre 2014
Il social housing e l'investimento di CDP
Che cos'è il social housing?
Diciamo che si colloca a metà tra l’edilizia popolare e le proprietà private vendute o affittate a prezzo di mercato. L’obbiettivo principale di questa edilizia sociale è fornire alloggi con buoni o ottimi standard di qualità, a canone calmierato, per chi supera le soglie di accesso all’edilizia popolare ma non ha abbastanza risorse economiche per far fronte ai prezzi di mercato.
Inoltre, il social housing è caratterizzato da progetti di tipo sociale che hanno lo scopo di far nascere comunità e sviluppare l’integrazione, come ad esempio l’utilizzo di spazi e servizi comuni tra gli abitanti.
Il più grande investitore in Italia nel campo del social housing è Cassa depositi e prestiti (CDP), la società per azioni a controllo pubblico che gestisce il risparmio postale nazionale (buoni fruttiferi e libretti postali, per intenderci).
Con la creazione di un fondo da 2 miliardi di euro, CDP fornisce abitazioni a canoni calmierati per famiglie monoreddito, giovani coppie, lavoratori precari, anziani, ragazze madri e padri separati.
Sono 1800 le abitazioni consegnate finora e sono state deliberate risorse che consentiranno di realizzarne altre 12.500, di cui 1.500 entro il 2015.
Le strutture sono tutte di elevata classe energetica, garantendo così un ulteriore risparmio per gli inquilini.
Diciamo che si colloca a metà tra l’edilizia popolare e le proprietà private vendute o affittate a prezzo di mercato. L’obbiettivo principale di questa edilizia sociale è fornire alloggi con buoni o ottimi standard di qualità, a canone calmierato, per chi supera le soglie di accesso all’edilizia popolare ma non ha abbastanza risorse economiche per far fronte ai prezzi di mercato.
Inoltre, il social housing è caratterizzato da progetti di tipo sociale che hanno lo scopo di far nascere comunità e sviluppare l’integrazione, come ad esempio l’utilizzo di spazi e servizi comuni tra gli abitanti.
Il più grande investitore in Italia nel campo del social housing è Cassa depositi e prestiti (CDP), la società per azioni a controllo pubblico che gestisce il risparmio postale nazionale (buoni fruttiferi e libretti postali, per intenderci).
Con la creazione di un fondo da 2 miliardi di euro, CDP fornisce abitazioni a canoni calmierati per famiglie monoreddito, giovani coppie, lavoratori precari, anziani, ragazze madri e padri separati.
Sono 1800 le abitazioni consegnate finora e sono state deliberate risorse che consentiranno di realizzarne altre 12.500, di cui 1.500 entro il 2015.
Le strutture sono tutte di elevata classe energetica, garantendo così un ulteriore risparmio per gli inquilini.
Immagine dal sito "L'Italia che investe nell'Italia" |
lunedì 17 novembre 2014
I pregiudizi sull'immigrazione
Letta qualche giorno fa su Leggo.it, mi è sembrata interessante da condividere qui: a quanto pare l'italiano medio vede le cose diverse (peggiori?!?) della realtà:
"Secondo i numeri dello studio Ipsos Mori, eseguito nel Regno Unito, l'Italia è il Paese più ignorante d'Europa, cioè 'ignora' la dimensione reale che lo circonda, ed è convinto che tutto vada peggio di come si sviluppa in realtà. Nel nostro Paese, la popolazione pensa che il 30% sia composta da immigrati (in realtà è il 7%), che il 20% siano musulmani (quando sono appena il 4%), che il 48% della popolazione sia over 65 (in realtà il 21%) e che i cittadini disoccupati siano il 49% (quando in realtà sono il 12%)."
In effetti gli stranieri in Italia sono poco più di 5 milioni e mezzo, ossia circa l’8% della popolazione. Solo 300 mila sono gli irregolari. Il Regno Unito è il paese europeo al primo posto per numero di nuovi immigrati con circa 560.000 arrivi ogni anno. Seguono la Germania, la Spagna e poi l’Italia. La Germania è invece il Paese Ue con il maggior numero di stranieri residenti con 7,4 milioni di persone. Seguono la Spagna e poi l’Italia. Siamo sesti inoltre per numero di richieste d’asilo (27.800). Da notare che il Paese col più alto numero di immigrati è anche l’unico che in questo momento sta crescendo economicamente.
Per quanto riguarda la religione, al primo posto fra gli stranieri presenti in Italia ci sono i rumeni che sono oltre un milione. I rumeni per la maggior parte sono ortodossi. In seconda posizione ci sono gli albanesi, quasi 600 mila, per il 70% non praticanti (lascito della dominazione sovietica) e, fra i rimanenti, al 60% musulmani e al 20% ortodossi. Seguono i marocchini, quasi 500 mila, quasi totalmente musulmani, e ancora i cinesi, circa 200 mila, quasi tutti atei. Dunque in larga parte gli stranieri in Italia sono cristiani, oppure atei, solo in piccola parte professanti l’Islam.
"Secondo i numeri dello studio Ipsos Mori, eseguito nel Regno Unito, l'Italia è il Paese più ignorante d'Europa, cioè 'ignora' la dimensione reale che lo circonda, ed è convinto che tutto vada peggio di come si sviluppa in realtà. Nel nostro Paese, la popolazione pensa che il 30% sia composta da immigrati (in realtà è il 7%), che il 20% siano musulmani (quando sono appena il 4%), che il 48% della popolazione sia over 65 (in realtà il 21%) e che i cittadini disoccupati siano il 49% (quando in realtà sono il 12%)."
In effetti gli stranieri in Italia sono poco più di 5 milioni e mezzo, ossia circa l’8% della popolazione. Solo 300 mila sono gli irregolari. Il Regno Unito è il paese europeo al primo posto per numero di nuovi immigrati con circa 560.000 arrivi ogni anno. Seguono la Germania, la Spagna e poi l’Italia. La Germania è invece il Paese Ue con il maggior numero di stranieri residenti con 7,4 milioni di persone. Seguono la Spagna e poi l’Italia. Siamo sesti inoltre per numero di richieste d’asilo (27.800). Da notare che il Paese col più alto numero di immigrati è anche l’unico che in questo momento sta crescendo economicamente.
Per quanto riguarda la religione, al primo posto fra gli stranieri presenti in Italia ci sono i rumeni che sono oltre un milione. I rumeni per la maggior parte sono ortodossi. In seconda posizione ci sono gli albanesi, quasi 600 mila, per il 70% non praticanti (lascito della dominazione sovietica) e, fra i rimanenti, al 60% musulmani e al 20% ortodossi. Seguono i marocchini, quasi 500 mila, quasi totalmente musulmani, e ancora i cinesi, circa 200 mila, quasi tutti atei. Dunque in larga parte gli stranieri in Italia sono cristiani, oppure atei, solo in piccola parte professanti l’Islam.
giovedì 13 novembre 2014
Ebola in Texas o leggenda metropolitana? Il ruolo del web tra malafede e ignoranza
Marta Serafini, nel suo blog "6 gradi" su Corriere.it riporta una storia che è diventata virale su Facebook. E cioè quella della cittadina di Purdon, in Texas, messa interamente in quarantena dopo che a un componente di una famiglia è stato diagnosticato l’Ebola.
"Questa notizia - specifica Serafini - è totalmente inventata. Ma oltre 340 mila persone l’hanno condivisa sulle loro bacheche credendola vera".
Secondo Craig Silverman, fondatore di Emergent.Info, gruppo che si occupa di monitorare la diffusione delle bufale sul web, questo è solo l’ultimo capitolo di un fenomeno già noto da tempo. Ci sono notizie false che vengono messe in circolazione su certi tipi di siti al solo scopo di generare traffico, condivisioni e like. Notizie che, però, generano il panico e si ingigantiscono.
A volte si tratta di storie create ad hoc dagli uffici marketing per creare "buzz" su un determinato argomento. Altre volte sono i siti di bufale che le diffondono per attirare click.
A volte addirittura le notizie, che vorrebberoe ssere, nelle intenzioni, degli autori, esplicitamente false, vengono pubblicate su siti è di stampo satirico ma, dopo che la notizia inizia a girare sulle bacheche social, accade talvolta che qualche organo di informazione più accreditato la riprenda e la riproponga come “vera”. A volte in buona fede a volte no. In altri casi capita infatti che sia la mancanza di controverifiche a far scattare questo meccanismo. Ma c’è anche chi ci mette del dolo. E sfrutta morbosità e argomenti di sicuro richiamo (dal sesso alle malattie) per attirare utenti.
"E si tratta - scrive Serafini - di una strategia che fino ad oggi ha dato buoni frutti". Il sito National Report ha ottenuto in un solo giorno 2 milioni di visitatori unici diffondendo la bufala di cui parlavo all'inizio sulla cittadina del Texas infettata da Ebola. Ottenendo un numero maggiore di contatti che spesso si traduce in maggiore investimenti pubblicitari. "Non importa se le informazioni veicolate sono verificate o meno. Soprattutto agli inserzionisti meno “raffinati” interessa stare sulle pagine dove vanno tutti. La faccenda preoccupa anche Facebook. Se infatti il social network di Zuckerberg vuole accreditarsi come veicolo di informazione e attirare investimenti pubblicitari di qualità non può ignorare che le sue bacheche diventino un mezzo per diffondere link tossici”.
"Questa notizia - specifica Serafini - è totalmente inventata. Ma oltre 340 mila persone l’hanno condivisa sulle loro bacheche credendola vera".
Secondo Craig Silverman, fondatore di Emergent.Info, gruppo che si occupa di monitorare la diffusione delle bufale sul web, questo è solo l’ultimo capitolo di un fenomeno già noto da tempo. Ci sono notizie false che vengono messe in circolazione su certi tipi di siti al solo scopo di generare traffico, condivisioni e like. Notizie che, però, generano il panico e si ingigantiscono.
A volte si tratta di storie create ad hoc dagli uffici marketing per creare "buzz" su un determinato argomento. Altre volte sono i siti di bufale che le diffondono per attirare click.
A volte addirittura le notizie, che vorrebberoe ssere, nelle intenzioni, degli autori, esplicitamente false, vengono pubblicate su siti è di stampo satirico ma, dopo che la notizia inizia a girare sulle bacheche social, accade talvolta che qualche organo di informazione più accreditato la riprenda e la riproponga come “vera”. A volte in buona fede a volte no. In altri casi capita infatti che sia la mancanza di controverifiche a far scattare questo meccanismo. Ma c’è anche chi ci mette del dolo. E sfrutta morbosità e argomenti di sicuro richiamo (dal sesso alle malattie) per attirare utenti.
"E si tratta - scrive Serafini - di una strategia che fino ad oggi ha dato buoni frutti". Il sito National Report ha ottenuto in un solo giorno 2 milioni di visitatori unici diffondendo la bufala di cui parlavo all'inizio sulla cittadina del Texas infettata da Ebola. Ottenendo un numero maggiore di contatti che spesso si traduce in maggiore investimenti pubblicitari. "Non importa se le informazioni veicolate sono verificate o meno. Soprattutto agli inserzionisti meno “raffinati” interessa stare sulle pagine dove vanno tutti. La faccenda preoccupa anche Facebook. Se infatti il social network di Zuckerberg vuole accreditarsi come veicolo di informazione e attirare investimenti pubblicitari di qualità non può ignorare che le sue bacheche diventino un mezzo per diffondere link tossici”.
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