
Articoli pagati 2,50 euro, forfait mensili di 50-100 euro; pezzi mai retribuiti, o pagati dopo un anno; collaborazioni che dopo un certo numero di articoli diventano a titolo gratuito o ricevano compensi drasticamente tagliati.
Sono fra "i dati della vergogna" come li ha definiti il segretario generale del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, emersi dalla ricerca "
Smascheriamo gli editori" presentata oggi a Roma.
La raccolta dei dati, che riguarda circa una sessantina di testate, fra cui molte nazionali, da
La Repubblica a
Libero, da
Il Foglio a
Il Manifesto, da agenzie come
Ansa e
Apcom, è stata possibile “grazie a circa 1000 giornalisti freelance, che hanno accettato di rispondere alla nostra richiesta, mandata per email a circa 4000 giornalisti professionisti, di rivelare le condizioni in cui lavorano”.
Iacopino e i politici intervenuti, il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni, i senatori Vincenzo Vita (Pd) e Elio Lannutti (Idv), Antonio Borghesi, vice capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera e Silvano Moffa (Pdl), presidente della Commissione lavoro della Camera, hanno stigmatizzato come molti dei pagamenti iniqui vengano da testate che ricevono i contributi statali per l’editoria.
Per questo Lannutti e Moffa si sono detti pronti a lavorare a una proposta di legge "che stabilisca per le testate che ricevono contributi statali un livello obbligatorio di retribuzione adeguata e garanzie minime per i collaboratori".
Fra i casi più emblematici indicati nella ricerca, ci sono quelli de
La voce della Romagna che paga un articolo 2 euro e 50 e il
Nuovo Corriere di Firenze, che offre ai collaboratori forfait mensili da 50 a 100 euro. Ad entrambe le testate vanno contributi pubblici per oltre 2 milioni e mezzo di euro l’anno.
La
Repubblica (che rientra nel contributo al Gruppo L’espresso-La Repubblica di oltre 16 milioni di euro), secondo le testimonianze raccolte, paga 30 euro un articolo di 5000-6000 battute.
Il Messaggero (circa un milione e mezzo di contributi) paga al massimo 27 euro ad articolo.
L’
Ansa paga 5 euro per ogni lancio. L’Apcom offre da 4 a 8 euro, ma non paga nulla nel caso in cui l’evento assegnato non si realizzi.
Il
Manifesto (oltre 5 milioni di contributi) non avrebbe pagato alcuno degli articoli scritti dal collaboratore interpellato "neanche per le aperture".
Il Sole 24 ore (oltre 19 milioni di contributi l’anno) paga 50 centesimi a riga.
Libero (5 milioni e 451 mila euro di contributi) dà 18 euro anche per un’apertura.
“I dati - dice il Vice Presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enrico Paissan - sono parziali ma significativi. Mostrano che quello di giornalista freelance è uno dei lavori più precari e meno retribuito dell’intero Paese.
E’ una categoria sottoposta a ricatto quotidiano”.
(ANSA)