Si mormora che, in puro stile lovecraftiano, dalle spaccature del suolo create dal terremoto sia fuoriuscito un magma misterioso non identificato.
Ovviamente anche in questo caso si tratta di fantasiosi allarmismi.
Probabilmente questa bufala ha origine dall'osservazione di un fenomeno naturale assolutamente nornale e conosciuto dai geologi: la liquefazione delle sabbie.
La liquefazione ha bisogno di caratteristiche ed elementi precisi e concomitanti per manifestarsi: servono terreni sabbiosi immersi in acqua, come nel caso della Pianura Padana attraversata dagli alvei di paleofiumi, e una scossa sismica a provocare un forte scuotimento. L'acqua va in sovrapressione e la sabbia di conseguenza perde di aderenza, trasformandosi nel fango letteralmente eruttato con il terremoto.
"Il fenomeno non può avvenire né su terreni argillosi, né su quelli rocciosi e anche per i terreni sabbiosi e' necessaria la giusta tipologia di sabbia perche' la liquefazione abbia luogo: devono essere sabbie compatte e recenti come quelle della Pianura Padana, che non hanno avuto il tempo di compattarsi e sono ancora soffici.
In più, i sedimenti sabbiosi immersi in falda devono venire in superficie, come nel caso dei dossi dei paleofiumi. E la maggior parte dei piccoli comuni della zona colpita risiedono proprio su questi dossi. Questo perche' dopo l'estinzione del paleofiume, i suoi argini si sono trasformati nelle uniche zone in rilievo della zona e lì, come sulle colline, sono stati costruiti i paesi nel corso dei secoli", ha spiegato Raffaele Brunaldi, consigliere regionale dei geologi emiliani.
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